L’energia è un argomento delicato e importante per il nostro tempo, catturato in un ritmo di grandiose trasformazioni di aspetti di vita a livello planetario e proiettato verso ipotesi audaci di nuovi rapporti dell’uomo sul territorio. Pertanto, le discussioni sull’energia, anzi sulla sfida energetica del mondo contemporaneo, sono equivalenti alle discussioni del mondo contemporaneo. Non è un caso che la zona del mondo più calda e irrequieta, fonte di preoccupazioni che portano morte anche nelle nostre città un tempo paradisi di felicità, sia quella dove giacciono le principali riserve di petrolio. Proprio dunque per la complessità e interdipendenza degli aspetti e delle questioni chiamati in causa, che abbracciano scienza, tecnologia, geografia, economia, ecologia, politica, il discorso sull’energia si presenta scomodo ad una trattazione organica e corretta. Anzi, soprattutto sul piano dell’economia, della politica e delle ideologie anche religiose, a causa dei grossi interessi coinvolti, esso è né più né meno che un ideale terreno minato, dove facilmente si può inciampare in un ordigno. I giovani, particolarmente, possono diventare vittime di slogan fanatici, programmi radicali che mettono al centro della questione la disponibilità delle risorse. Gli stessi attriti tra Russia e Turchia, generati dalla questione siriana, riguardano aspetti commerciali, gli scambi tra i “nemici” e i presunti amici, seguendo le linee della pubblicistica di questi due paesi.
Le fonti primarie
Si definiscono fonti primarie di energia quelle da cui l’uomo ricava la produzione di energia utile, o meglio, parte da questa per ricavarla. Nella storia dell’umanità le fonti primarie di energia più utilizzate sono state, per millenni, quelle di origine animale (come il cavallo, il bue e le braccia umane) e quelle di origine vegetale (prima fra tutte il legno), a cui si sono aggiunte l’energia delle acque e dei venti (eolico, attraverso i mulini). Oggi tali fonti sono state soppiantate da altre fonti primarie, molto più efficienti e in grado di soddisfare una maggior domanda. Con riferimento ai consumi mondiali, già negli anni ’70 era chiaro il dominio del petrolio e del carbone, del gas naturale rispetto a fonti in ascesa come il nucleare. In altri termini, ancora oggi, 8 persone su 10 in tutto il mondo ricorrono ai combustibili fossili. Fino agli anni Venti il favore era tutto a vantaggio del carbone, che soddisfaceva l’80% del fabbisogno, con l’espansione dell’industria petrolifera e la scoperta di ricchi giacimenti in Medio Oriente, il rapporto si è invertito a favore dell’olio nero. Negli ultimi 30 anni, grazie alle politiche ambientaliste e al miglioramento delle tecnologie di sfruttamento, nonché ai prezzi sempre più elevati, rispetto agli anni ’70, i grandi paesi hanno provato a controllare lo sfruttamento degli idrocarburi in favore di energie alternative, riutilizzabili. In questo senso il fotovoltaico e l’eolico appaiono le più promettenti insieme alla chimera della fissione nucleare, da realizzare entro il 2050 se la progettazione non ha intoppi.