Tra i segreti meglio custoditi del mondo vi sono le registrazioni digitali che immagazzinano i dati presi dagli aerei e dalle navi che trovano impiego nella ricerca di nuovi depositi di petrolio. Compagnie specializzate collaborano con l’industria del settore nel garantire la sicurezza delle informazioni, su cui si baseranno decisioni che coinvolgeranno ingenti interessi economici. A mano a mano che i campi petroliferi tradizionali vanno scemando, o vengono messi in pericoli da sconvolgimenti politici come quelli cui stiamo assistendo in Iraq, i ricercatori devono gettare le loro reti sempre più al largo, percorrendo in su e in giù la tundra gelata, i mari tempestosi e le fitte giungle in cerca del combustibile che tuttora sopperisce ai quattro quinti dei bisogni energetici del pianeta. Il costo è elevato, ma quello di installazione e perforazione in un luogo sbagliato è straordinariamente più elevato. Grazie alle tecniche di prospezione sempre più sofisticate disponibili, i ricercatori fino ad oggi hanno potuto far fronte alla sete di petrolio dell’uomo: tuttora vengono scoperti nuovi depositi con un ritmo ancora superiore a quello con cui i giacimenti conosciuti si esauriscono. Ma è una pia illusione che questa proporzione rimarrà tale per molti anni. E’ soprattutto la domanda dei paesi in via di sviluppo o appena sviluppati, caratterizzati da una forte spinta demografica e un’industrializzazione di massa, ha generare forti perplessità sulla disponibilità del greggio nel prossimo futuro. Ed è naturale constatare come l’aspirazione di questi paesi di vivere sugli stessi standard consumistici dei paesi occidentali sia plausibile e comprensibile (analoghe problematiche ne derivano per l’inquinamento, con la motorizzazione delle città). Rispetto a 30 anni fa, quando già si manifestavano i primi inquietanti interrogativi sulla fine del petrolio, i tecnici hanno a disposizione strumenti di ricerca più raffinati e raccolto dati scientifici più probanti per cercare nuovi giacimenti o tentare di sfruttare la polvere bituminosa.
In ultima analisi si tratta di recuperare l’energia del Sole che milioni di anni fa cadde sugli oceani, sulle paludi e sulle foreste tropicali del mondo, rimanendovi imprigionata. Ogni batterio o elemento di plancton morto, depositandosi sul fondo marino, portò con sé una minuscola frazione di quell’energia. Dal mescolamento di enormi quantità di particelle inorganiche portate dai fiumi o precipitate dai mari si formarono depositi di grande spessore, i cui livelli più bassi vennero schiacciati dal peso dei depositi successivi. Le alte pressioni e l’alta temperatura completarono il processo. I sedimenti inorganici acquistarono compattezza e formarono le rocce sedimentarie. Gli organismi morti si decomposero formando petrolio e gas. Intrappolati nella roccia più pesante ma porosa, l’olio ed il gas dotati di maggior leggerezza, cominciarono a cercare il proprio livello muovendosi verso l’alto o lateralmente, per infiltrazione e capillarità, attraverso le arenarie, il calcare o la dolomite. Soltanto una piccola frazione qualche volta è riuscita a raggiungere la superficie, attraverso le fratture e le fessure delle rocce, o per esposizione in seguito all’erosione delle rocce soprastanti (depositi del genere erano noti, per esempio, agli antichi Babilonesi). In una situazione tipica l’olio e il gas si innalzavano finché non trovavano il passaggio ostruito da uno strato di roccia impermeabile. Allora rimanevano imprigionati nella roccia come l’acqua in una spugna, rendendo quindi estraibile il contenuto alle trivelle.
Come si forma il petrolio dunque? La formazione del petrolio cominciò milioni di anni fa con il deposito di animali e vegetali morti sul fondo degli oceani. I loro resti vennero sedimentati con sabbia e argilla trascinate dai fiumi in mare. I diversi tipi di sedimenti hanno dato origine a strati distinti dello spessore di parecchie centinaia di metri. Gli strati divennero compatti trasformandosi in roccia, mentre il materiale organico produceva piccole gocce di petrolio. Essendo più leggeri della roccia circostante il petrolio e il gas si diressero verso l’alto, passando attraverso la roccia porosa, finché si trovarono intrappolati da uno strato di roccia impermeabile.