Man mano che la domanda di petrolio aumenta, cresce la tendenza dei produttori a cercare il petrolio in nuove aree, come nei depositi di sabbia bituminosa o in mare. Quest’ultimo offre indubbi vantaggi: nelle zone esterne alla piattaforma continentale è libero da impedimenti politici, ci sono accordi stabiliti per il Mare del Nord e per l’Artico, esso occupa i 2/3 della superficie dell’intero pianeta. Una piattaforma per perforazioni, sistemata in acque tempestose e profonde, offre uno spettacolo imponente. Dalla tv o dalle foto non ci si rende conto della sua maestosità. Dotata di un ponte atto a supportare carichi enormi, fino a 100mila tonnellate, un impianto del genere deve appoggiarsi saldamente sul fondo del mare per 30 anni, per estrarne il petrolio tanto vitale per l’esistenza delle nazioni e per la vita quotidiana di miliardi di persone.
Una piattaforma di produzione è una cosa ben diversa dalle piccole torri mobili che, dopo avere eseguito una perforazione in un posto alla ricerca del petrolio, vengono rapidamente spostate per cercare nuovamente altrove. Una piattaforma serve per produrre olio, non per cercarlo, e la necessaria tecnologia sottopone a sforzi senza precedenti progettisti, tecnici e materiali.
Sistemata a centinaia di chilometri al largo delle coste in centinaia di metri d’acqua, una piattaforma richiede per la sua costruzione centinaia di milioni di euro. Al di sopra di una robusta torre d’acciaio o di cemento armato, al di fuori della portata delle onde, è adagiata la sovrastruttura. E’ su quest’ultima che sono sistemati i locali enormi per gli uomini ed i macchinari necessari per sollevare il petrolio dal fondo del mare. Dai fianchi e dalla sommità si rizzano le gru per lo scarico delle navi che a turno si avvicinano con il loro carico di provviste alimentari e di materiali. Un grande eliporto accoglie gli elicotteri che vanno e vengono dalla terraferma, portando il personale di ricambio, dirigenti, ospiti, troupe televisive e soprattutto derrate alimentari e kit per il lavoro quotidiano.
Una piattaforma petrolifera marina rappresenta un costoso impianto per l’estrazione dell’olio minerale. Infatti, per turni due o trecento uomini ogni giorno si ripete la medesima serie di avvenimenti per periodi che raggiungono le tre settimane consecutive. Si tratta di un ciclo continuo nel quale le distrazioni sono davvero poche e sempre le stesse. Una sala di ricreazione, film e dvd on demand, televisione satellitare per lo sport, cucina sostanziosa a base di piatti altamente proteici.
Al di sotto della piattaforma di produzione il petrolio grezzo sale dal fondo marino su cui si appoggia l’intero castello di cemento armato. Dopo aver raggiunto la sommità della trivellazione sotto forma di liquido caldo ed effervescente, il petrolio grezzo deve essere fatto passare attraverso gigantesche apparecchiature di raffreddamento, eliminando acqua e gas e diminuendo la pressione. Poi il petrolio viene immesso in tutta sicurezza nelle tubazioni o nelle navi cisterna che sostano in zona, per il trasporto in terraferma. La ricerca del petrolio in mare è ancora promettente, ma è suscettibile di provocare dissidi politici di importanza strategica, soprattutto nel futuro, quando diminuiranno le riserve dei giacimenti più facili da raggiungere, come quelli del Medio Oriente.